Diplomata in Gestione di Progetti e Impresa, Epiphanie Dionrang alias Fanny’s D’or ha scoperto la sua passione per l’arte da quando era adolescente. Ha debuttato con lo slam nel 2016, quando ha preso parte alla 3^ edizione di “Ndjam s’enflamme” . Da lì ha proseguito, scena dopo scena. Nel 2017 a Dakar al “Vendredi Slam”, nel 2018 a “Babi Slam” in Costa d’Avorio e ancora in numerosi festival in Ciad . Ha preso parte a diverse attività culturali e sociali e a trasmissioni televisive. È membro del comitato di YALI Chad, co-presidente dell’iniziativa #YALIROSE, membro di Global Shapers N’djamena, hub con l’obiettivo di aiutare a sviluppare le potenzialità della giovane generazione di donne ciadiane. Inoltre, è resposnsabile di Athena Model Age.
Non dev’essere facile la vita di una slameuse in Ciad. Epiphanie è stata fino a poco tempo fa l’unica rappresentante dello slam femminile in questo Paese. Oltre che artista è un’imprenditrice sociale impegnata in progetti a favore delle donne in difficoltà, nonché animatrice radiofonica.
A tre anni da quando ha cominciato a praticare questa forma artistica non è più sola però: oggi la affiancano autrici come Gralaguele o Djemi la slameuse, anche se la scena poetica delle donne ciadiane è in uno stato embrionale e si attendono altri talenti. Ha cominciato perché “volevo far parlare il mio cuore, emozionare la gente con la mia penna, e dire ad alta voce, attraverso la mia arte, ciò che gli altri pensano in silenzio.“
Non è solo con l’arte che ricerca una trasformazione sociale, ma anche attraverso azioni dirette: ha fondato infatti un centro di formazione professionale a favore delle donne in difficoltà e ragazze madri: “è un progetto sociale a lungo termine che mira a ridurre il tasso di prostituzione femminile in Ciad e precisamente a N’Djamena e a renderle autonome o indipendenti apprendendo piccoli mestieri che possano generare un reddito di sostentamento“.
L’interesse per lo slam si incrocia col desiderio di emancipazione per le donne, in un contesto sociale difficile come quello ciadiano. Ci racconta come ” la società ritiene che la donna debba restare sottomessa e non praticare certe professioni. Come in altri Paesi africani, è spesso marginalizzata, anche se oggi si avverte una tendenza all’uguaglianza di genere. Sono primi passi che richiederanno sacrifici enormi e impegno da parte di tutti. Le donne non hanno uguale diritto alla scolarizzazione né a posti di responsabilità. Cerchiamo di renderci autonome, di valorizzarci, e di superare le discriminazioni nell’istruzione o al lavoro. Con la nostra arte noi slameuse cerchiamo di spezzare le vecchie ideologie che ci vogliono il sesso debole.“
Epiphanie collabora ad animare una trasmissione intitolata “Slam et Poesie”, con frequenza settimanale in una emittente locale, Oxygéne. Per quanto riguarda la scena artistica del suo Paese, ci racconta che c’è ancora molta strada da fare: “ le opportunità di aggregazione a favore dell’arte e degli spettacoli sono pressoché inesistenti, e quelle poche sono messe in piedi da un pugno di persone che usano i propri mezzi finanziari raggiungendo risultati molto modesti“.
Lei però e forte, e partecipa ad eventi anche al di fuori del suo Paese. Ha recitato ad esempio a Dakar, in Senegal, all’evento “Vendredi de slam“, e in Costa d’Avorio al Festival internazionale “Babi Slam“. Ha raccolto la solidarietà di altre poetesse – ne ha incontrate molte ai festival, con altre è entrata in contatto attraverso le reti virtuali, condividendo sempre la passione che anima tutte loro.
Alle sue sorelle, che chiama Sist’Arts, comprese le poetesse che ha conosciuto su AfroWomenPoetry, si sente di dire che devono conservare il coraggio per perseguire i loro obiettivi. “A tutte, io dico che lo slam femminile si affermerà.“
Link all’intervista originale in francese
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