Poetra Ama Asantewa Diaka è una giovane e combattiva artista ghanese, che vive tra il Paese africano e gli Stati Uniti. Ci tiene a non essere imprigionata nella definizione di “poeta” o “scrittrice” – piuttosto preferisce indossare i panni di “storyteller” dal momento in cui questo termine “offre un più ampio spettro dei modi in cui può raccontare una storia” – come ama dire lei stessa.
L’approccio di Poetra al mondo della poesia non è iniziato in maniera repentina, né ha preso il via a seguito di un evento particolare: è cresciuto pian piano col tempo grazie alla collaborazione, nel 2010, con una comunità di poeti e scrittori che si incontravano una volta ogni due mesi per recitare poesie e occasionalmente per discutere su vari temi. Questa interazione ha fatto sì che Poetra tramutasse “la propria profonda frustrazione in ‘performance poetry’“.
Con i suoi versi, Poetra confeziona delle vere e proprie lezioni di amore per se stessi e di esplorazione di sé: “La mia produzione scritta è una documentazione dell’Io, dell’ecosistema in cui viviamo. Il mio lavoro è fortemente influenzato dalle mie esperienze, da quelle degli altri, dalla mia comunità, vicina e lontana. Uso il mio lavoro per indagare, documentare, fare domande e dare risposte. E credo che questo abbia un impatto notevole sulla mia vita e su quella di chi interagisce con me, anche se in direzione opposta alla mia“, rivela ad AfroWomenPoetry.
Tra i principali temi dei suoi lavori, che condivide con i suoi lettori, con la gioventù ghanese e con la comunità africana, spiccano la salute mentale e il rapporto con il proprio corpo: “Attribuisco molta importanza a questi argomenti perché voglio metterli in luce, avviare una conversazione, come una valvola di sfogo per fare domande e proporre soluzioni“. Tutti i suoi versi sono incorniciati da una buona dose di femminismo, inteso come “il rifiuto di barricarsi dietro i limiti di una società che ti vuole imporre chi sei, cosa sei e come sei solo per il tuo genere“.
Il lavoro di Poetra non riguarda soltanto produrre composizioni di versi piacevoli e melodiosi – spesso, infatti, abbina spoken word a musiche originali – piuttosto, è una missione: “Il mio scopo è quello di analizzare le cose da diversi punti di vista, di vederle in slow motion, di metterle in discussione e di apprezzarle di più, di osservarle da vicino, di esplorare e creare un’atmosfera per cui guardare alle cose in maniera più critica”.
Questa prospettiva si riflette nel suo ultimo lavoro, intitolato “Hungry” (lett. “affamata“), un’opera di spoken word “incentrata sulla relazione tra la gioventù africana e i rispettivi Paesi e strutture. Nasce da un’osservazione della gioventù che migra verso altre parti del mondo, a causa della scarsa sostenibilità e della poca crescita nella propria terra d’origine”.
Poetra ha contatti con alcuni suoi colleghi artisti, sia in Ghana che al di fuori del Paese. Per quanto la riguarda, la collaborazione tra le varie comunità di artisti è “abbastanza generosa ma fondamentalmente inadeguata“. Poetra lamenta infatti la scarsità di programmi e di eventi che incentivino la collaborazione creativa, in aggiunta al fatto che “la maggior parte dei programmi per artisti non consenta loro di viaggiare e di interagire con i colleghi stranieri. All’interno del Paese queste possibilità sono davvero limitate“.
“Affamata”
Sono affamata di un amore che il mio Paese non può offrirmi.
Voglio un amore
che correggerà i miei errori ancor prima che li commetta
Un amore che abbia mappato le possibilità della mia esistenza
e creato spazio per ognuna di loro
Un amore che non esiga che io strepiti per identificarmi come nera
solo così posso nuotare nella piscina dell’opportunità
Un amore che non esiga che io eccella nell’esprimere
quanto stia in alto sulla graduatoria olimpica del bisogno per meritare un sostegno
Un amore che non esiga che io possegga un archivio di dolore
per essere degna d’integrazione
Voglio un amore
che non esiga che io lavori come se ci fossero due me
dentro questo corpo solo per essere visibile
Un amore che non mi richieda di essere
contemporaneamente incinta e balia
cercando di spremermi dal corpo un fottuto nirvana solo per la mia diversità
Voglio un amore
che non mi richieda di essere ridicolmente poliedrica
per essere almeno un minimo attrezzata per la sopravvivenza
Un amore che non aspetti che un altro corteggiatore canti le lodi del mio genio
per riconoscere il mio valore
O ancor peggio, che sia morta
Sono affamata di un amore che il mio Paese non può offrirmi,
esattamente come il bianco anela a uno sfondo su cui risaltare(Hungry, di Poetra Ama Asantewa Diaka, traduzione di Maria Luisa Vezzali)
Link alla versione originale