Sono il sale che dà sapore alla vita
Sono il sale che dà la morte nemica
Sono il sale: gli uomini ne celebrano il nido
Sono il sale: la società ne incensa il letto
Il sale che svaga e ridà vita alla carne commovente
Il sale che calma il cuore colmo di avversità travolgenti
Il sale che annienta gli attacchi esterni e interni
Il sale che tira su il morale cupo di rose spinose
E l’uomo mi chiamò donna
Carne della sua carne, essere naturalmente sublime
Autentica meraviglia divina uscita dal suo sonno fortunato
Fata ammirevole sorgere dalla cara polvere rimodellata
Regina delle fresche rose che inondano gli spiriti bollenti
Regolare tensioni inique e ipnotiche di demoni nottambuli
Sublimare la vita amara.
Sono la prestidigitatrice del soffio rosa
della morte amara dai denti ossuti senza vita sacra
Falli si combattono, si mordono notte e giorno
nel loro compito ingrato
Lotte aspre visibili e oscure s’intraprendono attorno a me
Armi, magie nere, protagonisti ne fanno uso
sicuri di eliminare il rivale,
di rendere docile la pernice selvaggia
Prepararmi al bicarbonato di potassio dai noti effetti
Influenzarmi materialmente, una competizione che fa cadere
avventurieri meno accorti e insensati.
Morte istantanea, inferno carcerario
Sono il sale della vita e della morte vera e sociale.
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Il sale della vita [Le sel de la vie, di Marcelle Koutchoukalo Tchassim]
Traduzione di Michela Mengoli
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