Ho quello che serve?

il

Cammino a piedi nudi con la testa che pende
sull’orlo delle mie paure,
scoraggiata dal colore della mia pelle,
schivo i proiettili che mi arrivano contro,
ma mi sento piena di buchi,
con un rimbombo nel petto
che si insinua fra dubbi e punti di domanda
provoca crepe nelle cavità toraciche,
ma i tamburi sul mio petto fanno rumore
come un’ape che ronza alle orecchie,
amplificando le paure più segrete,
“Ho quello che serve?”
per scarabocchiare il Cielo con tinte che
mai si cancellano,
a lasciare un marchio della mia esistenza,
per resistere alle tentazioni e riflettere sulle mie
false affermazioni,
ho quello che serve?

Ho quello che serve per
concentrarmi sulla dieta giusta che mi dà la vita
smettere di nutrire le mie debolezze,
smettere di fissarmi su cose
che promettono tanto e mantengono poco,
partorire i frutti del mio travagliato lavoro

e smettere di vivere nella fatica e nel rifiuto
di spingere il sogno in me,
uno, due, tre dovrei respirare
e spingere il sogno neonato in me.

Ho quello che serve?
Per diventare una donna,
e crescere un figlio con zero esperienza
di come essere madre,
per diventare una versione di me stessa
aggiornata rispetto a quella di mia madre,
per recidere le radici dei comportamenti di mia madre,
l’essere un sacrificio vivente e sperare di costruire
una famiglia che sembri troppo bella per essere vera.

Ho quello che serve per smetterla
di aprirmi alle persone sbagliate e iniziare
a credere in me,
a confidare nel potere del mio sangue,
a credere nei miei buoni DNA e RNA che mi
sostengono e scorrono dentro di me.

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Traduzione di Loredana Magazzeni

 

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