Madri cantano una ninna nanna

(dopo il genocidio del 1994 in Ruanda)

Madri cantano una ninna nanna
non appena il buio discende sugli alberi
lasciando fuori le ombre.
Le voci seducenti s’insinuano e si attorcigliano
attorno agli arbusti e all’erba alta
nascondendo montagne di corpi decapitati
e il luccichio dei machete
che hanno squarciato gole urlanti.

In questi campi privi di felicità
le madri mantengono viva la melodia della vita
catturando il vento malinconico
per infondere forza con il canto
negli animi di bambini che non conoscono
il sapore dei fiocchi d’avena al mattino
e non hanno mai udito il frinire dei grilli alla sera.

Madri cantano una ninna nanna
per quei volti sgomenti
che si rannicchiano impauriti al suono dei passi
e i cui compagni di gioco sono scheletri sorridenti.

Le madri diventano esse stesse una ninna nanna
mettendo a tacere le sirene della sofferenza
riportando la compassione nel Paese.

***
Madri cantano una ninna nanna [Mothers Sing a Lullaby, di Susan Kiguli]
Traduzione di Giovanna Molinelli

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