Ricordo quei giorni, quando mi chiamavano culona, imitavano la mia camminata e mi fissavano.
“Lo fai apposta a camminare così?”
Oggi, vengono eletti i culi più grossi dello spettacolo, dell’Australia, del mondo intero.
Il giorno in cui hanno sentito l’odore del cioccolato. Ho detto che era burro di cacao e hanno esclamato:
“Perché mettere del burro sulla pelle?”
Poi i prodotti della Palmer sono andati in vendita su Priceline in una versione più leggera delle tavolette che usavamo,
e ora mango, karitè, pera, mandorla, tutti usano qualche tipo di burro.
Quando i nostri padri e fratelli portavano i capelli al naturale e usavano di continuo pettini orizzontali per mantenere la forma,
gli altri ridevano delle punte che sporgevano.
“Mamma, mi chiedono tutto il giorno se mi possono toccare i capelli. Mi sono stancata di dire di noooo”
Quando arrivavamo a scuola, il nostro cuoio capelluto in vista e lucido per l’idratante, profumati di cocco e bergamotto,
le righe così precise da non poterle descrivere, quelle che ci facevano venire gli occhi “da cinesi”,
e desiderare di togliercele lasciando i capelli fluenti come quelli della donna nella pubblicità del VO5*.
Ma rimanevano crespi, morbidi, rigidi.
Poi sono arrivati i prodotti Dark and Lovely per i bambini! Sono diventati irrinunciabili.
L’olio rosa era quello giusto per me!
Quando volevi portare riso e stufato a scuola, ma sceglievi il panino con il pollo
per via dell’attenzione non desiderata, gli occhi puntati sul tuo stufato rosso e oleoso.
Ora tutti mangiano riso.
E couscous e injera. Fufu.
Chilli.
Quando in una giornata multiculturale, indossavi la tua variopinta kaba con slit tipica del Ghana,
e l’insegnante diceva che rappresentavi il Sudafrica.
Perché ovviamente è un unico grande Paese.
Ora le “fantasie tribali” sono dappertutto e non ne viene indicata l’origine.
L’etichetta dice solo “boho”.
Ah, essere giovani e ghanesi.
Giovani ed etnici.
Giovani e neri.
Ricordo quei giorni…
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*VO5 è il nome di uno shampoo molto popolare in Australia negli anni ’80-’90
[Su gentile concessione dell’autrice]
Traduzione di Gaia Resta
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