Dicevi che rappresentavo il male.
Le ombre della notte
brillavano sulla mia pelle.
Mi associavi sfacciatamente
al catrame
perché la mia melanina
riluceva al sole.
Dicevi che la mia esistenza era
una rappresentazione sbagliata
della bellezza.
Così mi avvolgevi
sotto il tuo braccio come una borsetta
e mi conducevi nei vicoli bui.
Ti vergognavi, non potevi rischiare che
qualcuno ti riconoscesse.
Dietro tue istruzioni mi vestivo di nero
per abbinare gli abiti alla mia pelle scura.
“Altri colori non mettono in risalto il tuo
colorito, tesoro”.
Sono diventata invisibile come l’aria.
Una parte brutta tagliata da
una maglia sporca.
Una versione dell’inferno in terra
trasmesso in tv.
Violata ma non voluta
per amore.
Preferivi prendere il mio corpo
a luci spente perché
l’illusione della notte ti faceva
credere che stavi facendo
l’amore con la vicina dalla pelle chiara.
Non avevi bisogno di guardare
la mia brutta faccia.
Non potevo nemmeno gemere o urlare
nella passione del momento
Perché avrei rischiato di far brillare
i miei denti bianchi nel buio
E, come un fantasma,
ti avrei spaventato.
La parola “bellezza” non faceva rima
con la mia essenza.
Non hai sparso in me i tuoi semi.
Non andavamo allo zoo.
Ero io la natura selvaggia di cui avevi bisogno.
Da solo, mi hai distrutta
con la tua negatività.
E hai provato a mescolare
la mia cioccolata nera con il latte.
***
Blues della pelle nera [Dark Skin Blues, di Carolyne Afroetry]
Traduzione di Giovanna Molinelli
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