Esasperati dall’avvilente dittatura di Stati venuti da fuori
Sostenevamo che senza schiavitù l’Africa sarebbe stata migliore
E sono ormai più di 50 anni da quando abbiamo acquisito successi meritori
Dopo tante lotte all’ultimo sangue per liberare i nostri territori
Da più di 50 anni, liberati dalle mire espansionistiche dell’era coloniale
Da più di 50 anni senza dominatori, senza influenza imperiale
E tuttavia dopo mezzo secolo di indipendenza
Cosa abbiamo creato di meglio, oltre alle nostre danze?
E soprattutto! Per le donne quale bilancio si può tirare?
Dal successo di Grand Bassam cosa abbiamo saputo imparare?
La nobile battaglia di Marie Coré abbiamo dimenticato?
Dopo la sua generazione quante donne hanno decorato?
Dopo 50 anni, ancora troppe aspirano a essere la moglie di qualcuno
Invece di lottare per diventare loro “questo qualcuno”
A brillare all’ombra di un benefattore
Per una pseudo gloria fatta di detriti di luci di proiettore
A conquistare una vita lussuosa puntando sul loro capitale di beltà
Un domani luminoso girando i pollici in attesa dei miracoli di madame Vanità
Poi è ovvio che dentro di noi sbocci questa dipendenza che ci iniettano nel corpo
Per curarci dal nostro colore troppo scuro, troppo sporco per andarne fiere
Nel nome della legge che meno è nero e più è bello, lo so!
“Nata nera morire bianca” articolo 1 della legge Tchatcho
La bandiera dell’emancipazione brandiamo con una mano
Poi, ancora schiave, ancora sottomesse, l’altra tendiamo
Dalle tasche degli uomini orrendamente dipendiamo
Per estorcere qualche spicciolo ai loro vizi indulgiamo
E tu? Ricordi ancora la nobile battaglia di Marie Coré?
Anzi, sai di chi sto parlando, generazione ammorbidita, sai chi è?
Dopo più di 50 anni il nostro corpo è una moneta di scambio
E per cambiare le cose nessuno alza un dito
Non prendono l’iniziativa neppure le donne elette in parlamento
Sono troppo poche, un numero insufficiente a far girare il vento
Neanche noi che abbiamo accettato di essere giudicate dalla taglia del reggipetto
Invece di dar valore al tesoro che abbiamo d’intelletto
Neanche noi che abbiamo accettato di credere che battersi con dignità non serve a niente
E accettiamo d’essere svendute come un pezzo di carne
Ma per i nuovi 50 anni futuri
Dobbiamo raccogliere la fiaccola dei conflitti più duri
Che ci lasciarono in eredità le nostre nonne all’indomani dell’indipendenza
Perché le donne devono impegnarsi a cambiare la tendenza
Quindi, signore, signorine e io stessa, viva l’indipendenza!
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Bilancio [Bilan, di Amina Mèliane Bamba (Amee)]
Traduzione di Maria Luisa Vezzali
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