Guarire dolorosamente

È così doloroso guarire!

Per qualche ragione, è sempre sembrato che guarire consistesse soltanto nel ricoprire le parti dentro di te che erano scoperte.

Pensavo che la guarigione interiore fosse simile al lasciar crescere naturalmente pelle nuova in punti che un tempo erano feriti.

Sai, quei buchi aperti che non fanno più male, ma sono ancora là a ricordarti che un tempo soffrivi.

E io, che pensavo che guarire significasse soltanto sostituire vecchia pelle logora con nuova pelle fresca. Pensavo che, se avessi praticato la meditazione attraverso l’amore per me stessa, allora tutta la negatività che avevo consumato sarebbe infine evaporata con il suono ooommh che continuavo a recitare a ripetizione.

Ma mi sbagliavo!

Il giorno in cui ho deciso di guarire è stato il giorno in cui ho dichiarato che il dolore sarebbe stato il mio inno quotidiano.

Il momento in cui ho annunciato alle mie cicatrici che avrebbero dovuto trovarsi un’altra casa, un luogo diverso dal mio cuore, è stato il momento in cui ho accolto la sofferenza come mia segreta compagna di stanza.

Perché è così doloroso guarire.

Guarire non era come mi aspettavo!

Anziché ricoprire le parti che erano scoperte, ho dovuto rimuovere un altro strato, solo per insegnare a me stessa che nessun dolore sarà mai abbastanza forte da distruggermi.

Ho dovuto infilare le dita nei buchi che fungevano da sveglia ogni mattina, per esaminare quanto più a fondo il dolore possa fingere di incunearsi dentro di me mentre gioca al Re e alla Regina sul trono del mio cuore.

Anziché eliminare i ricordi tossici che si erano sparsi come veleno nella mia anima, ho dovuto adagiarli su un tappeto e scegliere quali lasciar andare e quali conservare come lezioni di vita da cantare ai miei figli come ninna-nanne, affinché loro non commettano mai gli stessi errori che ho commesso io.

Anziché mangiare gelato in pigiama e guardare commedie romantiche per tirarmi su di morale, ho dovuto chiudermi in una stanza buia e fare una sessione a tu per tu con me stessa, per assicurare al mio cuore che, anche se non avevo più nessuno accanto tranne Dio, comunque sarebbe andata bene.

Non è semplice ripercorrere la mappa delle tue paure più grandi, ma dovevo essere sicura di fare un tiro sottomano per cercare di segnare tre punti proprio dove mi era stato detto che non sarei mai stata in grado di farlo. Puoi immaginare lo stato del mio cuore mentre inseguivo quello che sapevo sarebbe stato un fallimento, ma dovevo fare un tentativo e mancare il tiro, così da poter insegnare a me stessa che perdere non significa che è finita, ma è semplicemente un promemoria che la vittoria non è facile da ottenere.

Gran parte di noi pensa che guarire sia dimenticare, ma io ho imparato che guarire è tutta questione di ricordare. Si tratta di rievocare la tortura così chiaramente che ogni volta che prova a tornare a trovarti puoi fissarla diritta negli occhi a testa alta e accoglierla con un sorriso, perché era convinta di trovarti spezzata e distrutta, e invece sei più forte di quanto tu non sia mai stata, perché quel che non ti uccide ti fortifica!

Perciò, guarisci, guarisci anche se fa male.

Perché dovresti rivivere le stesse cose che un tempo ti causavano dolore e sofferenza, ma una volta che sei guarita, tesoro,

nessuna lotta sarà abbastanza grande da abbatterti!

Nessuna ferita ti scaverà dentro abbastanza a fondo da farti sanguinare.

Nessun dolore ti farà male abbastanza da portarti alla tomba.

Perciò, guarisci.

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Traduzione di Benedetta Tavani

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