I
Dolce di seta il lenzuolo m’ispira
di lana, di raso, che importa, del bacino del Mali
Voluttuoso e lussuoso che serve a stringerlo
Forte forte forte
A trascinarlo, a spingerlo
Forte forte forte
A bendargli gli occhi e a legarlo al letto
Musica
Che tutto si confonda in una profonda melodia
Il lenzuolo, il dramma
Il lenzuolo, il dramma
Il lenzuolo, il dramma
Il corpo avvolto nel lenzuolo
Lasciarsi andare
Trascinarlo, rigirarlo
Per terra, dappertutto
Ancora, ancora
II
Prendere il profumo
Prodotto divino, prodotto sacro
Magico ed efficace
Qualche goccia
Una miscela da centellinare e hooo
Nei suoi occhi, nelle sue orecchie, nei pori della pelle
Che lo improfumi
Che dia profumo ad ogni piega del suo corpo
La mano posata delicatamente sulla lama
Da donna risoluta
Non codarda, no
Ma velenosa, fortunata
Donna forte
Che affronta ogni situazione
Da donna risoluta
Che spazza via ogni ostacolo sul suo cammino
Che prevede minuziosamente il domani
Che avanza senza rimpiangere il passato
Ritirata la lama, eccolo evirato
III
Prendere la biancheria intima
Rossa di sangue, nera di carbone o bianca di neve
Raccogliere questi fili di pizzo
che adornano le principesse vergini
Che essi dissolvano tutto il suo sangue
Che non lascino sfuggire goccia alcuna
Che non le lascino disperdere
IV
Che le stelle del firmamento esplodano sopra la mia testa
Che prima che faccia giorno la terra mi inghiottisca
Che tutti i sogni giungano al termine
Ho appena ucciso lo stupratore
Nella solitudine della mia stanza
Aiutatemi a scavare una tomba
Grande e profonda fino a toccare il magma
Questa notte si celebreranno
le nozze dello stupratore e di Lucifero.
***
Le nozze dello stupro [Les noces du viol, di Afi Gbegbi Woetomenyui]
Traduzione di Giovanna Molinelli
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