Sono quella cosa che non smette mai di provarci

C’è un tacito male,
così fiero e sicuro, in questa terra-
quello che ha preso le vite dei nostri figli e delle nostre figlie,
che ha resto vedovi e vedove i loro coniugi,
i loro figli, orfani.

Quello che cerchiamo mentre spiamo fuori dalle finestre
quando si è già infilato sotto i nostri letti.
Quello installato nelle fondamenta di questo Paese;
al centro del suo respiro
risiede la nostra ricchezza.
Espira corruzione, avidità, inganno,
e inspira le nostre urla, il nostro dolore e la nostra sofferenza.

Anche se disincantati, osiamo
fingere che sia un incantesimo
per paura di essere perseguitati.

Ci sono storie che raramente
ci è concesso raccontare,
timorosi che possano mostrare
ciò che realmente sono.

Nonostante tutto, io sono la poesia –
giungo come un mistero.

Mi chiamano ribelle
perché, malgrado ciò
che mi hanno fatto passare,
ho ancora l’ardore per lottare
contro le loro legioni.

Sono una leggenda.
Sono morta battendomi per ciò
di cui un giorno tutti voi godrete.

Sono la speranza che insorge
quando le circostanze sorgono.

Sono la magia che giustificano come mito,
eppure in tanti hanno ancora fede in me.

Sono la scelta che traccia la via verso la libertà.
Nonostante le conseguenze,
siamo salpati per un viaggio verso i diritti-
coraggioso, ciascuno di noi ha osato
intraprendere il viaggio in attesa dell’inaspettato.

Sono la prospettiva del futuro dei miei figli,
la visione in transizione verso la nuova generazione.

Sono quella cosa non smette mai di provarci.

*****

[Su gentile concessione dell’autrice]

Traduzione di Gaia Resta

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