Le donne camminano, ma il marciapiede è sottile, la strada è in salita,
Tra gli sguardi incollati loro addosso, cliché freschi di vernice,
Vien detto loro: “Sii leggiadra, ma non troppo, sii dolce, ma non fragile,
Metti la gonna ma non la sera, sorridi, ma non provocare”.
Le donne contano le loro parole, i loro chili, i loro anni di servitù,
I loro sogni messi in gabbia dai “Non sta a te, rimani al tuo posto”,
Il loro riflesso nello specchio, un campo di mine mascherato da complimenti,
“Hai preso un po’ di peso?”, “Sei troppo magra, si vede che stai soffrendo”.
Vengono trattate da regine mentre son derubate del loro regno,
Il loro corpo è un manifesto commentato senza mai essere letto.
Infrangere i muri del silenzio, reiventare i codici,
La donna non è un ornamento, è un fuoco che esplode.
Smettete di rubarle le parole, la voce, l’ambizione,
Non è un accessorio – lei è la rivoluzione.
A lavoro, si arrampicano, ma la scala ha pioli di vetro,
“Te la cavi…per essere una donna”, si lascia sfuggire il padrone ridendo.
Le pile di fascicoli che crescono, gli straordinari invisibili,
Gli stipendi in ritardo, come se il loro tempo valesse meno.
E la sera, nella metro, le mani che si allungano, gli insulti che volano,
“Sei rigida, non sai proprio scherzare” quando lei osa rimostrare.
Le parlano di fortuna: “Hai avuto il posto per soddisfare la quota”,
Come se ogni vittoria fosse un regalo, non una conquista.
Lei stringe i denti, traccia il suo percorso a lettere cubitali,
Le sue ambizioni sono pietre che vengono gettate nel suo giardino.
Infrangere i muri del silenzio, reinventare i codici,
La donna non è un ornamento, è un fuoco che esplode.
Smettete di rubarle le parole, la voce, l’ambizione,
Non è un accessorio – lei è la rivoluzione.
Se dice “no”, è una crisi, se piange, è una messinscena,
“Sei isterica” quando la sua ira fuoriesce dai margini.
La accusano di aver amato troppo intensamente, di aver camminato troppo lontano,
Di aver indossato quel vestito, di aver bevuto quel bicchiere, di essere esistita.
Ma nelle vene, c’è l’inchiostro delle suffragette, delle resistenti,
Delle madri che proteggevano le case in tempo di guerra.
Le sue cicatrici sono un libro aperto, una storia che viene soppressa,
Ogni passo indietro che è costretta a fare in una maratona lei lo riesce a trasformare.
Le donne camminano, e le loro falcate sono strofe che squarciano il silenzio,
La loro esistenza è una poesia che rifiuta d’esser taciuta.
Infrangere i muri del silenzio, reinventare i codici,
La donna non è un ornamento, è un fuoco che esplode.
Smettete di rubarle le parole, la voce, l’ambizione,
Non è un accessorio…lei è il futuro che giunge a termine.
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[Traduzione di Giovanna Molinelli]
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