Alla ricerca di un’identità perduta

Depennare, disincastrare, devastare

Sono questo essere che la natura mi ha donato
Sono questo essere che la verzura mi ha ispirato
Sono questo seme perduto nella natura 
Non conosco affatto la mia cultura!
Sono un’apolide.

Mi chiamo Sarah.
La mia vita non vivrà eppure la mia morte non morrà
Io vivo io muoio, mi vedi ma non esisto
Sono quest’albero che non hai mai visto e che ti nutre
Sono questa foresta che detesti e che ti arricchisce
La ricerca di una vita migliore mi ha condotta qui
Eccomi dopo tanti anni sono ancora bloccata qui
Il mio rifugio mi ha impedito di esistere
Sono questo essere che la natura mi ha donato
Sono questo essere che la verzura mi ha ispirato

Mi chiamo Sarah, l’apolide paralizzata.
Le catastrofi, la guerra, la povertà, la discriminazione, tali le circostanze che hanno causato la mia apolidia
Eccomi bloccata in un altro mondo dove solo i miei genitori conoscono la mia identità
Persino animali e cose valgono più della mia persona che vaga…
Non ho né nazionalità, né cittadinanza.
Sono un’apolide

La mia vita deprecabile pare paragonabile a quella di una miserabile…
Meglio morire che vivere una vita che non esiste
Il mio destino è scosso, oppresso
turbato, devastato

Sarah! L’apolide disorientata è disperata
Mentre cammina nei vicoli della sera in festa
A testa china incontra uno sconosciuto
Sconosciuto che ha riacceso una speranza nella sua vita…
Questo sconosciuto è ormai conosciuto da tutti!Andiamo da loro a salvare delle vite!
Ognuno merita una seconda possibilità
Concediamo allora ai nostri simili la possibilità di rifarsi una vita avendone il nostro stesso diritto.

Questo sconosciuto non è altri che l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per le rifugiate
Cari giovani grazie per l’impegno in questa campagna di sensibilizzazione “Io esisto” per ridurre il numero di apolidi
Lottate anzitutto contro la discriminazione basata sulle leggi, il colore, l’etnia… che è una delle cause principali dell’apolidia.

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[Traduzione di Marta Zonca]

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